La paura è un fuoco che si autoalimenta, difficile è spegnerlo, impossibile ignorarlo.
Essa è una reazione istintuale che ha consentito all’uomo la sopravvivenza, i sensi percepiscono un pericolo ed automaticamente il cervello attiva l’amigdala, che provvede ad attivare tutte le strutture cerebrali. Le conseguenze di questo stato di allerta , a livello fisico, sono : improvvisa sudorazione, aumento della pressione sanguigna, tachicardia. E tutto questo accade prima che la mente se ne renda conto. La paura non è un pensiero, è un emozione, pertanto pretendere di controllarla razionalmente è paradossale. Sarebbe come pretendere di pagare le bollette del gas con la schedina del superenalotto, una è un desiderio , l’altra una realtà tangibile.
Nonostante questa intrinseca contraddizione gli studi di terapeuti e psichiatri sono affollati da persone che lamentano disturbi fobici, ovvero incontrollabili paure di cose o situazioni tra le più disparate : la paura è molto creativa. Tali disturbi sfociano spesso in attacchi di panico, che mettono l’individuo di fronte alla paura più grande, la paura di morire.
I sintomi dell’attacco di panico sono simili ai sintomi dell’attacco di cuore, solo che quest’ultimo è una patologia fisica mentre il primo è la conseguenza di uno stato di disagio psicologico.
Ad oggi non ci sono dispositivi o apparecchiature in grado di rilevare tali situazioni.
L’attacco di panico può durare al massimo qualche minuto ma il malessere che ne deriva è assolutamente invalidante. Perché di conseguenza scatta il pensiero ed il timore di viverlo nuovamente e quindi ci si organizza la vita in modo da evitare le situazioni che , a nostro avviso, l’hanno scatenato.
Per potere uscire dal circolo vizioso scatenato dalle fobie è necessario combatterle sullo stesso terreno, alimentare la paura con una paura più grande, superarne la creatività.
Un modo molto semplice può essere quello di dedicare una parte della nostra giornata ad immaginare le situazioni più tremende nelle quali potremmo venirci a trovare , obbligarci a scandagliarle nei dettagli più morbosi , sempre alla stessa ora per un periodo ben preciso. Mettere l’allarme ad una sveglia che scandisca il tempo a disposizione può aiutarci a rendere questo rito rigoroso. Conosci il tuo nemico e saprai come sconfiggerlo.
L’essere umano è dotato di tre cervelli, il cervello rettiliano – che possiamo identificare anatomicamente con il tronco encefalico, ossia la parte più antica del nostro sistema cerebrale – il cervello mammiferino – ove è situato il sistema libico e infine il cervello neocorticale – destinato al raziocinio.
Il primo gestisce gli istinti primordiali, il secondo le emozioni , il terzo i pensieri. I problemi nascono quando i “tre cervelli” non sono allineati oppure vengono deputati ad incarichi che non sono di loro competenza. Per usare una metafora possiamo immaginare che, quando cerchiamo di “controllare” la paura il cervello rettiliano sollevi un sopracciglio con fare perplesso, il cervello mammiferino sgrani gli occhi incredulo e il neocorticale si gongoli come si gongolava il re nudo della favola di Andersen.
Siamo abituati a procedere indominiti verso le mete stabilite con estremo raziocinio, affrontiamo ogni giorno situazioni che avrebbero terrorizzato i nostri avi, spingiamo oltre ogni limite la nostra resistenza allo stress, alle sollecitazioni tecnologiche, ai disordini sistemici che costellano le nostre famiglie: e qualcosa dentro di noi si ribella. Le fobie sono un campanello d’allarme dei nostri tempi.
Ascoltiamolo.
« La lezione più importante che l’uomo possa imparare in vita è che nel mondo esiste la paura ma che dipende da noi trarne profitto e che ci è consentito tramutarla in coraggio». R.Tagore